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Il nuovo Scrittore su TYPEE

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Il nuovo Scrittore su TYPEE

22 luglio 2019

 

Gioca con le parole, i generi e le immagini.

Su TYPEE ha scritto 23 racconti e C’è un albero… è uno dei più letti.

Dalcapa è il nuovo Scrittore su TYPEE.

 

C’è un albero…

di Dalcapa

 

C’è un albero sulla collina, alto, il tronco grosso, rami che si aprono a ventaglio, un albero come altri, radici profonde, una riaffiora poco lontano. Quando il vento soffia i rami si muovono, le foglie si aggrappano

una cade

nessuno la raccoglie

e l’albero la guarda.

Sì, perché quell’albero, alto, grosso, rami che si aprono a ventaglio, ha occhi grandi, profondi, occhi verdi come l’erba che gli cresce intorno, come le sue foglie

come la foglia caduta lì per terra

e nessuno la raccoglie.

L’albero la guarda e pensa

E adesso?

ma non dice niente perché ha due occhi, ma non la bocca per parlare.

L’albero alto, grosso, rami che si aprono a ventaglio, sa di non essere solo. Ci sono altri due alberi, alti, ma non hanno occhi. Li vede, tronco grosso, rami a ventaglio, uno ha grandi orecchie e l’altro una bocca nel mezzo del tronco, si muove di continuo e lui non capisce perché. Vede rami agitarsi, vento, la foglia cadere

E adesso?

e la bocca muoversi

sa che esistono, ma non riesce a far sapere loro che esiste lui

e come?

non ha bocca per poter parlare.

C’è un albero, rami a ventaglio e due grandi orecchie, ascolta il soffio del vento, il cantare degli uccelli, il rumore della pioggia che cade sulle foglie. Sa di non essere solo, un albero vicino lui, lo sente brontolare, non capisce le parole, ma il brontolio gli è familiare, sente la voce, vorrebbe dirgli di smetterla di lamentarsi, di rompere i coglioni, ma non ha bocca per poter parlare e nemmeno i coglioni da rompersi

ha solo orecchie.

C’è un albero, una bocca, pensa di essere solo e brontola, di continuo, nessuno con cui parlare, nessuno cui raccontare, ma raccontare cosa, poi, che non ha un cazzo da dire, lui, che vive solo su una collina, lui che nessuno, nessuno…

C’è un albero, grande bocca e niente da dire.

C’è un albero, due occhi, grosso, rami a ventaglio, foglie, le conta, una cade

E adesso?

nido di uccelli, volano, raggi di sole, conta le foglie, pecore che pascolano, vede nuvole, attraversano il cielo, strane forme, una è una piccola pecora, le pecore brucano, le conta, ha sonno, chiude gli occhi, si addormenta e sogna…

di essere un albero, occhi, bocca e grandi orecchie, cose da raccontare, storie di pastori, uccelli, piccoli insetti, temporali, giornate di sole, neve e ghiaccio, mesi senza pioggia, fiori, frutti, amanti che fanno l’amore alla sua ombra, iniziali incise sulla corteccia

Ehi, mi fate male!

racconta vecchi che muoiono, bambini che nascono e di una foglia che cade

E adesso?

racconta…

e intorno bambini, adulti, vecchi, uomini e donne, seduti in silenzio, ascoltano le sue storie e poi

poi si sveglia

si guarda intorno

ma non c’è nessuno

solo due alberi, due orecchie e una bocca sempre in movimento e i suoi racconti, nel vento, che cadono, cadono come foglie morte.

E adesso?

Checcazzo muovi sempre quella bocca! Mi dai fastidio, non voglio vederti, non voglio più vedere niente, nessuno, chemmenefaccio di tutto questo… chemmenefaccio! Fanculo fanculo FANCULO!

e l’albero piega i suoi rami, si strappa gli occhi

li lancia il più lontano che può.

E adesso?

Gli occhi cadono vicino l’albero dalle grandi orecchie, lui sente il rumore, nell’erba, e con i rami cerca tentoni, e trova due occhi, li raccoglie e, improvvisa, luce, forme, colori, il mondo intorno che si accende

Minchia!

Lo pensa ma non lo dice, perché ha orecchie, occhi, ma non ha bocca.

Vede uccellini, gocce di pioggia, vento che scuote le foglie, una cade

E adesso?

Lo pensa ma non lo dice e poi vede l’albero con la bocca, che parla, parla e non lo sopporta più e già è stanco della luce, di quella bocca che si muove, si muove, e di quel brontolio continuo

non

ne

può

più.

Hai rotto i coglioni

Hai rotto i coglioni, hai capito?

HAI

ROTTO

I

COGLIONI

Lo pensa, ma non lo dice, non ha bocca e non ha i coglioni da rompersi, e nemmeno occhi, orecchie, che già se li è strappati

li ha lanciati lontano

fanculo!

C’è un albero, occhi, orecchie e una bocca. È in cima a una collina. Due alberi vicini.

Chiude gli occhi. Un uomo strappa un frutto dal suo ramo, lo porge a una donna, un serpente, poco lontano.

Fanculo!

Chiude gli occhi. Prende fuoco ma non si consuma. Un uomo si avvicina.

I sandali. Questa terra è sacra!

Chiude gli occhi, una luce, una stella, pastori, canti, una mangiatoia…

Eccheccazzo! Sto cercando di dormire!

E ne ha piene le palle di canti, luci, rumori… Chiude gli occhi e arriva una folla, tre uomini, li inchiodano, uno per albero, uno a sinistra, uno a destra e l’ultimo tocca a lui. Sente le urla

Eloì, Eloì, lemà sabactàni

e due chiodi gli spaccano i timpani

Cristo!

L’uomo gli risponde

Dimmi…!

ma lui non può sentire, gli hanno sfondato i timpani

e qui gli scappa una bestemmia

e vorrebbe dire qualcosa, ma un chiodo gli trafigge la gola,

poi

e poi vede un cartello e poi più nulla, lo hanno messo davanti gli occhi

I.N.R.I.

Checcazzo vuol dire I.N.R.I.?

Ma in realtà non vuole nemmeno saperlo, non vuole più sapere nulla, vedere nulla

il cielo si rannuvola, il velo si squarcia, un fulmine lo colpisce, in pieno

cazzo!

e brucia, e si consuma…

C’erano una volta tre alberi…

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